Pedena. Pedena: missione compiuta. Dopo che sabato 23 marzo 2013 la lingua italiana era di nuovo risuonata a Pedena in un luogo pubblico istituzionale, domenica 5 maggio è tornata anche nel duomo insieme al latino. E dopo che il 23 marzo l’Associazione delle Comunità Istriane e l’Unione Italiana avevano per la prima volta co-promosso un’iniziativa congiunta in Istria, il 5 maggio sempre per la prima volta un coro proveniente dall’Italia e composto da esuli istriani ha cantato nel luogo più sacro di Pedena. Un coro che non si era mai esibito nell’Istria croata… In ambo le circostanze i pedenesi residenti hanno offerto una splendida accoglienza alla comitiva italiana. Dunque nel giro di un solo mese e mezzo le novità positive si sono moltiplicate: segno inequivocabile di un clima che sta diventando sempre più disteso a livello non solo di vertice, bensì anche di base. La riconciliazione è in atto sul serio e va di pari passo con la riabilitazione dell’italiano e finanche del latino laddove questi erano stati radiati assieme a quasi tutti coloro che li utilizzavano. A organizzare il fruttuoso viaggio del 5 maggio è stato Lorenzo Rovis sotto l’egida dell’Associazione delle Comunità Istriane. Ma lui, invece che di semplice gita, preferisce parlare di “missione” volta a restituire a Pedena un bene prezioso appartenutole per secoli fino all’Esodo: i canti liturgici tradizionali in latino e italiano. Si è trattato dunque di un evento importante, addirittura storico per quel piccolo ma antico borgo.
La mattina un pullman è partito da Trieste con 52 persone a bordo: i 27 membri del Coro più alcuni familiari, esponenti dell’Associazione e il rappresentante del Libero Comune di Pola in Esilio. Percorsa la valle del Risano, ha proseguito per Pinguente, Rozzo, Lupogliano, Pisino e Gallignana. La comitiva, rinfoltita da altre persone giunte da Trieste, ha visitato Pedena, soffermandosi in due punti panoramici. Rovis ha ricordato l’episodio dell’11 marzo 1945 quando i partigiani assaltarono una colonna tedesca lungo i tornanti sotto il belvedere uccidendo un sergente e ferendo due fanti; solo grazie all’intervento di un capitano viennese e del parroco fu risparmiata agli incolpevoli abitanti la fucilazione disposta del colonnello. In paese a fianco delle tante case tristemente diroccate se ne sono viste altre ancora abitate e qualcuna restaurata di recente, mentre i lavori di ripavimentazione delle vie procedevano con lentezza: i segnali di ripresa dunque esistono e la “missione triestina” è sembrata collocarsi in tale incoraggiante contesto. Agli ospiti è stato offerto nella sala parrocchiale un rinfresco a base di dolci caserecci. Quindi nel duomo barocco il parroco Antun Kurelović ha dato inizio alla messa solenne. Vi hanno assistito anche il neo-presidente dell’Associazione delle Comunità Istriane Manuele Braico, la neo-segretaria Loredana Cossetto e il tesoriere Mario Paolo Depase, nonché alcuni esuli umaghesi. La chiesa era gremita al punto che molti sono dovuti rimanere in piedi.
Una simile partecipazione di pubblico non si riscontrava forse addirittura dal 1948, a dimostrazione della forza anche numerica che può dare la ricucitura fra esuli e “rimasti”. Don Antun, malgrado la sua difficoltà ad esprimersi nella nostra lingua, ha rivolto un «cordiale saluto e benvenuto ai cari ospiti» nel luogo dove gli avi «hanno gloriato il Signore in latino, come noi oggi». Una parrocchiana ha letto poi un messaggio di ringraziamento in un italiano che ne denota il mancato uso ufficiale da 65 anni a questa parte. La prima lettura è stata pronunciata in croato da un’altra parrocchiana, la seconda in italiano dall’esule cittanovese Carla Pocecco, il vangelo in croato dal parroco. Questi nella sua breve omelia si è rallegrato per il riecheggiare di tre lingue nella casa del Signore, a dimostrazione che siamo tutti Uno per mezzo dello Spirito Santo. Dopo alcune preghiere dei fedeli espresse in croato, Lorenzo Rovis ne ha lette in italiano tre canoniche e una particolare dedicata a tutti i pedenesi uccisi durante la Seconda guerra mondiale e a quelli mancati in esilio. In seguito il parroco ha celebrato il battesimo di una bambina.
Tre cori si sono alternati nel solennizzare l’intera funzione religiosa: quello dell’Associazione delle Comunità Istriane che, diretto dal M° prof. David Di Paoli Paulovich e accompagnato all’organo dal prof. Serafino Gega, ha cantato dalla cantoria la Messa in latino (Kyrie, Gloria, Sanctus e Agnus) a due voci tradizionalmente eseguita in paese e alcuni brani (Sacris solemnis, O Salutaris Hostia, Regina coeli, Vi adoro ogni momento) tratti dal volume Pedena: storia e memorie dell’antica Diocesi istriana; il coro misto parrocchiale, che ha cantato in croato dalla navata di destra; e quello delle ragazze pedenesi, che ha cantato in croato dalla navata di sinistra. Al termine il coro parrocchiale ha interpretato il Va’ pensiero in un’inedita versione croata: più di qualcuno ne è rimasto commosso, oltre che sorpreso. Rovis, senza nascondere l’emozione, ha ringraziato per la «squisita, calorosa e amichevole accoglienza». Il coro degli esuli ha quindi eseguito davanti all’altare due laudi tradizionali: Maria che dolci affetti, di Pirano, e O Maria nostra speranza, di Momiano. Infine la giovane maestra del coro femminile ha donato a Di Paoli una piantina, mentre don Antun ha posto una stola gialla della parrocchia al collo sia dello stesso Di Paoli che di Rovis, ricevendone un affettuoso abbraccio di sentito ringraziamento. Agli ospiti sono stati regalati anche un dolce tradizionale, due vassoi di biscotti fatti in casa e alcune bottiglie di vino malvasia di Pedena. Finita la messa, i fedeli si sono raccolti sul sagrato a chiacchierare e/o a fare la reciproca conoscenza, mentre alcune paesane distribuivano generi di conforto. Il coro delle Comunità Istriane ha cantato il Va’ pensiero.
Dopo il commiato la comitiva degli esuli si è rimessa in moto. Lungo la strada per Gallignana Rovis ha fatto fermare il pullman su uno spiazzo dove nel febbraio 1945 i partigiani tesero un agguato a un camion scortato da militari che trasportava civili uccidendo un carabiniere e ferendo gravemente la madre di Rovis, da poco incinta di lui: un proiettile le attraversò la spalla sinistra, lacerando la carne e trascinando nell’interno lembi di stoffa che le procurarono una grande infezione, tenendola tra le vita e la morte per parecchi giorni. Il pullman e alcune automobili hanno infine raggiunto il ristorante “Lovac” di Pisino, da dove la visuale spazia sulla sottostante foiba e sull’intera città con i colli che la attorniano. Prima del pasto Alma Petrigna ha letto e consegnato a Rovis una pergamena firmata da tutti i membri del coro con il seguente testo: «Carissimo Presidente Lorenzo Rovis, noi del Coro delle Comunità istriane desideriamo esprimerLe tutta la gratitudine e l’affetto che portiamo sempre nel nostro cuore per Lei e per i ricordi bellissimi delle ore passate assieme che non dimenticheremo mai. Caro Presidente, è stato un privilegio condividere questi anni che ci hanno dato grandi soddisfazioni e gioia. Grazie al suo amore e al suo impegno abbiamo fatto conoscere la nostra storia, le nostre musiche sacre e tradizionali della nostra terra d’Istria. Continui a starci vicino per darci ancora forza, per sentirci orgogliosi sempre delle nostre radici. Con tutto il nostro affetto il Suo Coro». Dopo aver ricevuto in dono anche un bracciale, Rovis ha ringraziato schermendosi. Il lungo convivio è stata l’occasione per allegri canti spontanei che, continuati poi in pullman sulla direttrice Mompaderno-Plovania-Capodistria, ben hanno espresso il senso di una gratificante missione compiuta. Paolo Radivo